...e parte il neurone impazzito: porto con me le tele insieme alla cesta con il bucato appena ritirato dalla lavatrice e corro nella stanza degli orrori (il mio "pseudo" studio) a cercare nelle scatole KASSETT - di chiara provenienza "Ikea" - tubi di colore acrilico ancora non del tutto rinseccolito.
Trovo del magnifico color "amaranto" e presa dall'entusiasmo lo scuoto con veemenza per appurare che sia ancora liquido: lo è, nonostante il tappo sia quasi inesistente, semidistrutto da qualche incidente di percorso (tipo averci camminato sopra).
Trovo del magnifico color "amaranto" e presa dall'entusiasmo lo scuoto con veemenza per appurare che sia ancora liquido: lo è, nonostante il tappo sia quasi inesistente, semidistrutto da qualche incidente di percorso (tipo averci camminato sopra).
Potete immaginare il colore assunto dallo pseudo-studio ed dal bucato depositato lì a terra...........
Miscelo il poco color amaranto recuperato raschiando pareti e pavimento ad un acrilico rame (immancabile) - anch'esso rimasuglio di qualche esperimento fatto in tempi passati - e produco una tinta "arancio-metallico" con cui inizio a disegnare morbide volute increspate dalla ruvidità del fondo.
E mi ritrovo seduta sul pavimento, sporca di colore, come fossi una bambina che, posati i pennelli ancora intrisi di tempera sul pavimento, ammira estasiata il suo "capolavoro"...
Avevo il desiderio di condividere queste sensazioni, apparentemente insignificanti, ma che per qualche istante regalano un inaspettato risveglio dal torpore in cui spesso abbiamo la percezione di vivere.
Ma non solo:
qualcuno sa dirmi a quale pianta appartengono le foglie che ho appiccicato sul quadro, recuperate all'interno di un pot-pourri che riciclo in tali evenienze?
Il dilemma mi sta logorando e Google non vuol saperne di aiutarmi.
P.S.: per fortuna non uso colori ad olio... l'acrilico alla fine è venuto via - quasi del tutto - sia dalle pareti che dal bucato ed il "maritozzo" non s'è accorto di nulla (o almeno così mi ha fatto credere).
E mi ritrovo seduta sul pavimento, sporca di colore, come fossi una bambina che, posati i pennelli ancora intrisi di tempera sul pavimento, ammira estasiata il suo "capolavoro"...
Avevo il desiderio di condividere queste sensazioni, apparentemente insignificanti, ma che per qualche istante regalano un inaspettato risveglio dal torpore in cui spesso abbiamo la percezione di vivere.
Ma non solo:
qualcuno sa dirmi a quale pianta appartengono le foglie che ho appiccicato sul quadro, recuperate all'interno di un pot-pourri che riciclo in tali evenienze?
Il dilemma mi sta logorando e Google non vuol saperne di aiutarmi.
P.S.: per fortuna non uso colori ad olio... l'acrilico alla fine è venuto via - quasi del tutto - sia dalle pareti che dal bucato ed il "maritozzo" non s'è accorto di nulla (o almeno così mi ha fatto credere).
Nessun commento:
Posta un commento